La figura umana viene interpretata secondo una visione che tende a privilegiare l'aspetto espressionistico delle forme,esulando dalla resa canonica delle stesse.
Viene sottolineata una deformazione del corpo che,concepito al di là di un'esemplificazione dettagliata e precisa delle sue fattezze, viene visto come qualcosa di spirituale,in grado di vibrare di un'energia del tutto personale.
Mi riallaccio ad una concezione del corpo umano precedente alla filosofia greca di Socrate e di Platone,che sostenevano una sostanziale soppressione dell'unità del corpo e dell'anima a discapito del primo;per Omero infatti il vero uomo è quello visibile nel suo corpo e non identificabile nella sua anima,che senza di esso diviene semplice parvenza,"είδωλον".
Considerare l'eminenza di ogni frammento corporeo,stravolgere le proporzioni canoniche per crearne delle altre che meglio soddisfino le esigenze espressive del corpo stesso vuol dire polemizzare con la visione cartesiana che vede nel corpo una macchina con leggi a sè stanti,una "res extensa",completamente asservita alla volontà deliberatrice della mente, "res cogitans".